Tanti cuori, una sola majorAnima
- Elisa Bertini
- 27 apr 2016
- Tempo di lettura: 3 min

L’altro giorno, studiando latino, la mia mente ha cominciato a vagare verso quei tempi felici in cui il latino, per me, non esisteva ancora; e nemmeno lo studio vero. Ho ripensato alle medie. Ah, le medie… quella breve ma intensa fase in cui crediamo di essere cresciuti, nonostante la nostra fanciullezza (probabilmente rileggendo questo testo tra qualche anno riaffermerò la stessa cosa sulla mia età attuale, ma ora non voglio parlare di questo). Come era bello quando per arrivare al sei bastava esser stato presente in classe. Per raggiungere il sette dovevi solo ascoltare QUALCHE parola detta dal professore e per l’otto bastava leggere l’argomento UNA volta. Se ti prendevi la briga di rileggerlo una seconda volta, il nove era assicurato, ma se al professore stavi pure simpatico (compito per niente arduo: dovevi solo stare in silenzio una buona parte della lezione), il dieci non te lo toglieva nessuno.Mi viene da sorridere pensando a quanto fosse semplice la vita senza che me ne accorgessi. Studiare il giorno prima del compito era una regola. Tutti, e confermo TUTTI, credevamo che la favoletta dello studiare volta per volta fosse, appunto, solo una bella storia di fantasia impossibile da verificarsi nella realtà: una sorta di mondo parallelo nel quale vivevano le menti, ormai stanche e prive di voglia di vivere, dei professori. Noi eravamo troppo giovani, spensierati e INTELLIGENTI che ci bastava un nulla per superare il compito con un bel voto. “Intelligenti”… parola che credevamo ci descrivesse a quei tempi; sennò perché mai avremmo scelto di proseguire gli studi verso uno scientifico? Eh sì, la scelta della scuola superiore in terza media ci avviliva. Forse per la prima volta ci trovavamo a dover valutare veramente le nostre capacità. Pensavamo ai nostri interessi, ai voti nelle diverse materie e ragionavamo, rimuginavamo… ma poi arrivava il professore: “Tu hai tutte le strade spalancate davanti a te, puoi fare qualsiasi cosa”. MOMENTO DI GLORIA. Che cosa scegliere? Mah, scegliamo uno scientifico. Che scientifico scegliere? Scegliamo il Majorana: il più rinomato della zona, dove potremo spiccare con le nostre capacità e trovare persone che, come noi, hanno voglia di fare. Il primo giorno di scuola l’adrenalina è a mille, poi passa. Ma passano anche altre cose, purtroppo. Prima tra le quali l’idea di essere estremamente intelligenti. Per la prima volta ci confrontiamo con lezioni che spesso non riusciamo a capire nemmeno se mettiamo in funzione tutti i neuroni a nostra disposizione. Ci accorgiamo che leggere è come buttare via tempo, perché senza studiare davvero e con costanza le uniche cose che saremo in grado di scrivere sul compito in classe saranno il nome e la data. Poi arrivano i primi quattro, che inizialmente ci debilitano, ma che diventano presto parte integrante della nostra vita da poveri studenti afflitti. La meta non è più il dieci. La meta è riuscire ad avere la media del sei e quando la raggiungi… allora hai un vero MOMENTO DI GLORIA.
E poi c’è lei: la cara matematica. Quella matematica che alle medie abbiamo amato, che ci ha fatto sentire suoi padroni, che ci ha indirizzati nella scelta della scuola superiore. TRADITRICE! (PRIMO ASSIOMA DELLA MATEMATICA: ODIO PROFONDO VERSO I SUOI STUDENTI). Ma dobbiamo compatirla, poverina… perché lei è timida, non le piace farsi scoprire. Entra in sintonia giusto con un paio di individui che prendono il massimo dei voti a tutto, che ti fanno pesare ancor di più il fatto di NON ESSERE INTELLIGENTE. Ma sarà davvero così? Che cos’è l’intelligenza? Esiste veramente? E qui entra in ballo la nostra amata filosofia… quella materia affascinante e bellissima che ci fa riflettere; che nasce per trovare risposte sull’ andamento del mondo. Peccato solo che le risposte che ci dà siano troppe e contraddittorie tra loro: Platone ha una visione delle cose diversa da Cartesio, che a sua volta ragiona diversamente rispetto a Pitagora, che la pensa diversamente da Spinoza e potremmo continuare all’infinito. Dunque qual è la conclusione? Un cervello in fiamme e migliaia di domande ancora irrisolte. Come irrisolta è anche la situazione di ognuno di noi con il nostro amico Majorana: una sorta di rapporto amore-odio che spesso ci debilita, ma che ci fa sentire realizzati. Perché nonostante tutto non è forse vero che è il superamento delle difficoltà che ci rende veramente fieri di noi stessi? Strillare di gioia dopo che, con sangue e lacrime, siamo riusciti ad acciuffare un otto o un nove; la serenità di avere recuperato una materia che ci ha fatto disperare tutto l’anno dopo sacrifici e ore di battaglia sui libri. Perché per chi, come noi, è ancora qua, il Majorana ha un incoraggiamento da offrire. Il Majorana è solidale, è maestro di vita, oltre che di chimica, matematica e fisica. Per cui, signori cari, forza e coraggio! Apprezziamo la sua MajorANIMA.
Comentários