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Il Treno della memoria 2011... una testimonianza

  • Erica Garinetti
  • 26 gen 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Nel giorno della memoria spesso si ammucchiano frasi per riuscire a dire qualcosa, si sente crollare una diga e uno scrosciare di parole e immagini irrompe in tv, telegiornali e quotidiani.

In questo inquinamento acustico e visivo, pieno di sentimentalismo e polemiche, ritorno con i pensieri a quel campo innevato, tra i pioppi nudi e le macerie tenacemente tenute in vita come monito di memoria. È un ricordo bianco, una foto dinamica di occhi vivi che scrutano un luogo silenzioso riempirsi di rumori, di passi impauriti nella neve pesante.

Mentre le gambe avanzavano, mi sono percepita inutile di fronte a tutto quello che mi si palesava, un logorarsi interno di interrogativi. Credo di aver capito l'importanza di un viaggio fatto da una molteplicità di persone, non si trattava di un singolo che faceva un'esperienza, per quanto l'individualità di ognuno sia fondamentale, ma di una pluralità interessata, ed è nell'unità di un gruppo che certi sentimenti si sostengono e sorreggono meglio.

In particolare il gruppo della scuola ha creato un lavoro di collaborazione sin dall'inizio, abbiamo creato un blog, un video, ci siamo incontrati spesso, si è creata una sintonia, non è filato sempre tutto liscio, non si è sempre d'accordo su tutto, nascono i dibattiti, i pensieri divergenti, ma è stata proprio la condivisione di tutto questo, di esperienze, idee, emozioni e momenti, che hanno reso un viaggio il Viaggio della Memoria.

Memoria non credo sia un minuto di silenzio, né ricercare la parola più bella, giusta e diversa di anno in anno. Ognuno ha una concezione propria del ricordare, per me, da quell'anno, il giorno della memoria è diventato un momento per poter apprendere di più. Istituzioni e Associazioni organizzano eventi, mostre e cineforum su temi spesso differenti. Io ho deciso di celebrarlo così, con altre persone, in luoghi di incontro, di scambio di idee.

Ho paura a scrivere che la cultura è importante, potrebbe sembrare banale, una frase intellettualoide, ma non lo dico in senso congelato.

La cultura è importante, perché mi fa capire chi sono io, chi è l'altro, cosa vuol dire essere umani. Una volta che ho capito che “io” è uguale ad “altro”, nonostante le particolarità e le differenze di ognuno che modellano la nostra società e il proprio essere, allora sarò in grado di capire non solo quando la mia libertà è in pericolo, ma anche quando è oppressa quella dell'altro perché ritenuto diverso per orientamento sessuale, credo religioso, appartenenza etnica, ideologia politica, disabilità.

E allora, ecco che di nuovo la cultura giunge come il paladino alla fine del film e ci fa alzare la testa.

Arbeit macht frei, Il lavoro rende liberi, è la scritta famosissima sul cancello di Auschwitz. È l'altro che ci rende liberi, per un gioco dialettico costante e perché manifestare la propria libertà ha il suo apice nel difendere quella dell'altro.

Il Giorno della Memoria, non è solo guardare al passato, ma è soprattutto un guardare al presente e al futuro.

E.G.


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