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Hai per caso detto "petaloso"?

  • Andrea Chicca
  • 16 mar 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Siamo tutti un po' petalosi di questi tempi. Il nuovo aggettivo e la lettera dell'Accademia della Crusca hanno diviso il popolo del web. Coloro che lodano l'inventiva del ragazzino e quelli che pensano che la lingua sia già abbastanza maltrattata da conduttori incompetenti e concorrenti di reality, per poter accettare anche un neologismo di un novenne. A me sovvengono dei neologismi che hanno avuto ampio uso in un breve tempo e poi sono spariti. Forse proprio perché il compito della storia è cercare di mettere insieme rovine, quelli che ricordo hanno tutti a che fare con eventi tragici. UN esempio è "Livragare", un verbo usato nei primi del '900 per indicare la persecuzione di qualcuno o l'uccisione sommaria. La parola prese il nome dal tenente dei carabinieri Dario Livraghi, messo sotto processo per pesanti violazioni nella colonia Eritrea. Livraghi scappò in Svizzera per evitare il processo e il termine "livragazione" lì è ancora oggi in uso. Secondo un sito di ticinismi, livragare significa "stralciare a mano da una lista elettorale i candidati che non si vogliono votare". Perché penso a "petaloso" e lo paragono a "livragare"? Sto leggendo un libro interessante: LTI di Victor Klemperer. LTI sta per Lingua Tertii Imperi, ovvero la lingua del III Reich. Klemperer, insigne filologo ebreo, non venne messo in campo di concentramento perché sposato ad un'ariana e ufficiale combattente della prima guerra mondiale. Visse tutta la parabola del regime hitleriano a Dresda, sotto molte ristrettezze, allontanato dalla sua casa e dal suo lavoro. In ultimo gli venne impedito persino di prendere in prestito libri.

Klemperer era costretto in una condizione particolare: pur essendo all'interno della Germania ne era un corpo estraneo e da questa strana prospettiva iniziò uno studio, con i pochi documenti che aveva a disposizione, su come Hitler e seguaci avessero modificato la lingua tedesca. Per il filologo la lingua del terzo impero è un veleno che si assume inconsapevolmente, si annida nelle espressioni banali come "organizzare", "caricare" o nella parola "fanatico" che, durante il nazismo, ha assunto un significato positivo: "la fede fanatica nel Führer".

Klemperer, in un capitolo, passa in rassegna i neologismi della lingua tedesca e trova che anche il verbo "coventrizzare" (bombardare a tappeto, dalla città di Coventry, rasa al suolo nella battaglia di Inghilterra) non viene più usato, quando erano le città tedesche ad essere bombardate ma viene usata, non negli scritti ufficiali, l'espressione "Hermann Meier".

La parola curiosa deriva da una assicurazione di Hermann Göring, il capo della Luftwaffe (l'aviazione da guerra tedesca) del 1939: "potete chiamarmi Meier se bombarderanno le nostre città!" Chi conservava un po' di umorismo e di disincanto in quegli ultimi anni di guerra, ad ogni bombardamento diceva "Hermann Meier". Le sirene antiaeree erano dette le "Trombe di Meier". Ancora oggi in libri di storia il verbo coventrizzare appare, nonostante quello che pensava Klemperer; non essendo tedesco non so se compare ancora l'espressione "Hermann Meier", a cui il filologo aveva augurato di sopravvivere al nazismo perché caratterizzava il maresciallo del Reich come figura di "comico popolare", quella che per Klemperer più gli si addiceva. Se la lingua può essere un veleno che si assume inconsapevolmente e si annida nei termini più banali come organizzare o caricare, forse petaloso non è poi una cosa malvagia.

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